Francesca Masini
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
La lingua è significare. Tutto quello che facciamo linguisticamente è mirato a creare dei messaggi, dei significati che possano essere trasmessi in qualche forma. Quanti e quali significati? Virtualmente infiniti, e di ogni tipo. I linguisti parlano infatti di ‘onnipotenza semantica’ del linguaggio umano.
Ma cosa si intende, esattamente, per ‘significato’?
Se seguite Linguisticamente, vi sarà già venuto il sospetto che la risposta a questa domanda non sia semplice. E infatti non lo è. Significato può ‘significare’ cose diverse: può riferirsi alla rappresentazione mentale che abbiamo di un’entità e alle proprietà che la definiscono, oppure a quella stessa entità nella realtà. Ad esempio, il ‘significato’ di tastiera da un lato corrisponde al ‘concetto’ di tastiera e alle sue caratteristiche definitorie (oggetto fisico, collegato a un computer, fatto di tasti che permettono l’inserimento di caratteri, ecc.), dall’altro corrisponde all’oggetto a cui fa riferimento nella realtà (la tastiera su cui sto battendo le mie dita in questo momento, ma anche l’insieme di tutti gli oggetti che possono ricadere nella definizione di tastiera). Queste visioni diverse del significato comportano modi diversi di fare ‘semantica’, che è la branca della linguistica che si occupa di studiare il significato delle espressioni linguistiche.
Dove si trova il significato?
Il significato non è direttamente osservabile e si annida in luoghi diversi della lingua. Si annida nei morfemi, nelle parole, nelle frasi, nel discorso, nell’intonazione. Non stupisce, dunque, che studiare il significato sia un compito molto complesso.
Elementi linguistici diversi possono trasmettere significati diversi. Ad esempio, un nome come matita o un verbo come mangiare sono portatori di un certo tipo di significato, detto ‘lessicale’ o ‘pieno’, che si differenzia da quello di una preposizione come senza o di una congiunzione come ma, che hanno invece un significato più ‘grammaticale’ (privativo e contrastivo, rispettivamente). Non sempre, però, nomi e verbi hanno un significato lessicale. Per esempio, un verbo apparentemente insospettabile come prendere, inserito in una frase come Due giorni dopo Maria ha preso ed è partita, non ha più il significato di ‘afferrare’ bensì contribuisce a caratterizzare l’evento di partire come improvviso o inatteso.
Alcune parole, poi, non si limitano a identificare dei concetti ma trasmettono anche altre informazioni che hanno a che fare con la dimensione soggettiva e affettiva del parlante. Parole come felino, gatto o micino, pur identificando la stessa entità, ci forniscono informazioni diverse sull’atteggiamento del parlante nei confronti dell’animale in questione. Così come dire che Tamara è un’alcolista non equivale a dire Tamara è un’ubriacona: mentre la prima frase descrive la situazione in modo sostanzialmente neutro, la seconda tradisce un giudizio negativo da parte del parlante.
Occuparsi di significato a livello di singola parola oppure a livello di frase (o oltre) pone problemi e interrogativi in parte differenti (se pur strettamente interconnessi). Per questo spesso si parla di ‘semantica lessicale’ da un lato e di ‘semantica frasale’ dall’altro.
Semantica frasale
Associare un significato a una frase (o a un costituente di frase) è un compito complesso. L’informazione semantica, infatti, si intreccia con quella sintattica. Prendiamo queste due frasi: Maria ha paura vs. Maria sta giocando. Maria ha lo stesso ruolo sintattico nei due casi (quello di soggetto) ma ha un diverso ‘ruolo semantico’: ha un ruolo attivo nell’attività di giocare, ma non nel caso di avere paura, che identifica uno stato emotivo che Maria vive involontariamente.
Anche selezionare le parole per creare frasi o costituenti non è banale, da un punto di vista semantico, considerando che il significato delle singole parole condiziona la loro possibilità di combinarsi tra loro. Ad esempio, per usare un verbo come dormire non dovremo solo sapere che ci serve un soggetto (un’informazione che fa parte della nostra competenza sintattica), ma anche che tale soggetto dovrà avere determinate caratteristiche semantiche, come il fatto di essere un’entità animata (La bimba dorme vs. *Il sasso dorme). Al contempo, il tipo di evento denotato da dormire determina la possibilità di usare questo verbo con alcuni modificatori avverbiali e non altri: se possiamo dire La bimba ha dormito per mezz’ora non possiamo invece dire *La bimba ha dormito in mezz’ora (mentre La bimba si è addormentata in mezz’ora è perfettamente accettabile).
Ogni giorno ascoltiamo e produciamo moltissime frasi nuove e non abbiamo difficoltà a interpretarle, a recuperare il loro significato (anche se qualche intoppo può esserci: la foto di Sara sarà la foto fatta da Sara o la foto che raffigura Sara?), né a crearlo, il significato. Questa grande flessibilità è resa possibile innanzitutto da un meccanismo fondamentale che si chiama ‘principio di composizionalità’: il significato di un’espressione complessa si ricava dall’unione dei significati delle parti che la compongono.
Questo principio ci salva nella stragrande maggioranza delle occasioni, ma non in tutte. Pensiamo a ‘frasi fatte’, come ad esempio l’augurale in bocca al lupo, oppure a un’espressione come leone da tastiera, il cui significato non è predicibile a partire dalla somma delle parti (un leone da tastiera non è un leone). Oppure, ancora, a frasi ‘iperboliche’ come Oggi avrò ricevuto un milione di telefonate: dubito che sia tecnicamente possibile, dal punto di vista temporale, ricevere un milione di telefonate nell’arco di 24h, ma anche se lo fosse sono certa che chi pronuncia una frase del genere non sta davvero dicendo che le telefonate ricevute sono 1.000.000. In tutti questi casi il principio di composizionalità viene violato e l’interpretazione dell’espressione è ‘non-letterale’.
Semantica lessicale
Si potrebbe pensare che la complessità del significato a livello di unità sintattiche sia un riflesso della loro complessità strutturale, e che la complessità diminuisca se analizziamo le singole parole. Ahimè, non è così. La semantica lessicale può essere altrettanto complessa e costituisce un dominio di indagine estremamente attivo. Come mai?
Una delle ragioni principali è che le parole molto spesso hanno più di un significato, ovvero sono ‘polisemiche’. Riprendiamo la parola tastiera: naturalmente si può riferire alla tastiera del computer (come suggerito sopra) ma potrebbe anche riferirsi alla tastiera di uno strumento musicale o alla tastiera di un altro congegno elettronico (per esempio di un telecomando). Rimanendo in ambito computer, se sentiamo una frase come Per scrivere in russo devi cambiare la tastiera non penseremo di dover fisicamente sostituire l’insieme dei tasti, bensì di cambiare le impostazioni della tastiera per introdurre i caratteri cirillici. Ancora, nell’espressione leone da tastiera, la parola tastiera non indica davvero la tastiera: piuttosto, tramite l’uso di tastiera ci si riferisce, per contiguità, all’intero mondo virtuale del web, al quale si accede attraverso una tastiera e gli strumenti tecnologici. Anche leone non si riferisce davvero all’animale ‘leone’ ma veicola un significato diverso, ovvero quello di una persona che “in Internet e in particolare nei siti di relazione sociale, si esprime in modo aggressivo e violento […] di solito approfittando dell’anonimato, mentre nella vita reale non avrebbe la capacità di sostenere un contraddittorio”. Con l’espressione leone da tastiera, quindi, stiamo assistendo a un’estensione di senso sofisticata, che sfrutta meccanismi cognitivi molto noti e studiati quali la metonimia (che sfrutta relazioni di ‘vicinanza’, come quella tra la tastiera e il web) e la metafora (che sfrutta invece relazioni di ‘somiglianza’, come quella tra il leone e una persona aggressiva).
‘Relazioni’ è un’altra parola chiave nella semantica lessicale, che cerca anche di capire che tipi di connessioni si instaurano tra le parole. Il nostro lessico, infatti, è molto lontano dall’essere una lista di parole: è piuttosto rappresentabile come una rete complessa di associazioni che contribuiscono a organizzarlo.
Le relazioni semantiche possono essere di varia natura. A molti di voi sarà capitato di prendere tra le mani un dizionario dei ‘sinonimi’ o dei ‘sinonimi e contrari’, per trovare parole che hanno (quasi) lo stesso significato (ad es. veloce e rapido) oppure significato opposto (ad es. grossolano e fine). Sinonimia e antonimia sono, appunto, relazioni semantiche, come anche quelle che individuano l’inclusione di un concetto in un altro più generale (ad es. leone è un ‘tipo di’ animale, ovvero un ‘iponimo’ di animale) o la relazione ‘parte-tutto’ (es. occhio è una ‘parte di’ faccia, ovvero un ‘meronimo’ di faccia).
Queste relazioni sono correlate ai concetti di polisemia e di estensione di senso di cui abbiamo appena parlato. Per esempio, alcune lingue del mondo hanno un unico termine, polisemico, per veicolare sia il concetto di occhio che quello di faccia (ad es. il maori mata ‘occhio, faccia’). E comuni sono anche le estensioni di significato che sfruttano la relazione ‘parte-tutto’: un(a) senzatetto, ad esempio, è una persona che non ha una casa, non una persona che non ha un tetto.
Insomma, tutto si tiene. E se la ‘scienza dei significati’ è appassionante di per sé, in tutta la sua complessità, essa diventa ancora più interessante se pensiamo che il significato è una componente pressoché imprescindibile dello studio delle strutture linguistiche, siano esse parole, sintagmi o frasi. Quindi, se pensavate di potervi disinteressare di semantica, ripensateci!
Per approfondire
Casadei, Federica. 2003. Lessico e semantica. Roma: Carocci.
De Mauro, Tullio. 1982. Minisemantica dei linguaggi non verbali e delle lingue. Roma/Bari: Laterza.
Delfitto, Denis & Roberto Zamparelli. 2009. Le strutture del significato. Bologna: il Mulino.
Lenci, Alessandro. 2017. Come si costruiscono i significati? La semantica: dare un senso alle nostre parole. In Francesca Masini & Nicola Grandi (a cura di), Tutto ciò che hai sempre voluto sapere sul linguaggio e sulle lingue, 153-156. Cesena/Bologna: Caissa Italia.
1 Commento
Mirella 15 Dicembre, 2021
Impeccabile.
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