Nicola Perugini
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Storia vera: sono in un supermercato in Serbia, cammino tranquillo quando, al banco della carne, noto un curioso scambio tra un signore italiano e il macellaio. Il turista, in evidente difficoltà con la lingua, cerca di spiegare che tipo di carne desidera, ma c’è un piccolo problema: lui parla solo italiano e il macellaio solo serbo. All’inizio provano con qualche gesto vago, ma nulla. Poi, improvvisamente il volto del turista si illumina, evidentemente ha trovato la chiave per sbloccare la comunicazione: indica un pezzo di carne sul bancone e con un sorriso domanda: “Muuuu?”. Il macellaio entusiasta di aver finalmente capito risponde: “No, little beeeeh!” – e così, come in un remake della “Vecchia Fattoria”, i due continuano con “cooccodé” e “gluglu” vari, scambiandosi versi d’animali fino a trovare un accordo sulla carne giusta. Cosa effettivamente si sarà portato a casa il turista italiano solo il macellaio serbo lo sa.
Per quanto bizzarra, questa non è una scena così insolita e molti di coloro che sono stati in vacanza all’estero ne avranno di simili da raccontare. Sarà capitato a tanti di noi, infatti, di andare in vacanza in un paese straniero e provare a ordinare qualcosa al bar o al mercato e avere a che fare con un venditore che parla solo la lingua del posto. Sempre più persone oggi, quando partono per un nuovo paese, decidono quindi di affidarsi alle app di apprendimento linguistico, per conoscere velocemente le frasi fondamentali da usare in situazioni come queste.
Vacanze, sole, mare… e grammatica? Ma sì, perché no?!
Dai colossi come DuoLingo, Babbel e Busuu, fino a proposte più di nicchia come Rosetta Stone, Memrise o Mondly, il mercato delle app per l‘apprendimento linguistico è in continua crescita. Secondo il rapporto DuoLingo Language del 2022 si stima che 500 milioni di persone in tutto il mondo abbiano scaricato l’app. Busuu riporta 120 milioni di utenti sulla propria pagina web e Babbel conta almeno 10 milioni di iscritti al 2023. E non si tratta solo di studenti in cerca di un buon voto a scuola, ma anche di adulti che per curiosità, lavoro o viaggi sono pronti a lanciarsi in nuove avventure linguistiche.
Le app per l’apprendimento linguistico, infatti, sembrano attirare l’interesse di tutti, sia dei più che dei meno giovani, ma con delle significative differenze intergenerazionali. La Generazione Z è quella che più di altre sta apprendendo nuove lingue, soprattutto per ragioni personali, come dimostrare solidarietà politica (es. più della metà di coloro che studiano l’ucraino usando una app appartiene alla Generazione Z e dichiara di farlo per sostegno alla causa ucraina) o coltivare i propri interessi. Questo ha portato a un aumento dell‘interesse per lingue meno studiate. Oltre all’ucraino, ad esempio, anche la crescita delle lingue asiatiche è trainata dai giovani: l’86% di coloro che studiano giapponese e il 76% degli studenti di cinese su DuoLingo ha meno di 30 anni. Sulla stessa piattaforma, il coreano ha addirittura superato l’italiano per diventare la sesta lingua più studiata a livello globale. I più anziani invece, pur concentrandosi su lingue molto popolari (soprattutto inglese e spagnolo), stabiliscono standard più elevati dei giovani in termini di abitudini di studio. I Boomers si dimostrano cioè più costanti nell’apprendimento e meno proni all’abbandono dello studio della lingua scelta rispetto alla GenZ.
In effetti imparare una lingua è un po’ come fare ginnastica per la mente: serve costanza, pazienza e, soprattutto, ripetizione. Le app sfruttano proprio questo principio. I metodi variano, ma l’obiettivo è comune: stimolare la memoria a lungo termine, attraverso esercizi di ripetizione, ascolto e traduzione. Prendiamo DuoLingo, per esempio. Utilizza un approccio ludico, proponendo esercizi brevi e accattivanti che somigliano più a un gioco che a una lezione scolastica. Al termine di ogni esercizio, si ottengono punti esperienza, completando livelli e sbloccando premi virtuali. Questo aumenta la motivazione e l’attaccamento emotivo alla app. Ed è proprio ciò che le app sperano!
Non mancano, però, altre tecniche. Babbel, ad esempio, mette l’accento su frasi utili e conversazioni pratiche. Il suo obiettivo è insegnare parole e frasi da usare immediatamente nella vita quotidiana. Molte delle app, infatti, puntano sulla praticità, per esempio, su ciò che un apprendente viaggiatore potrebbe davvero dire e capire una volta sceso dall’aereo.
Le app oggi diventano sempre più personalizzate e avanzate. Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie di riconoscimento vocale, molte stanno già implementando chatbot che simulano conversazioni con madrelingua o strumenti che correggono la pronuncia in tempo reale. Non siamo ancora al punto in cui l’apprendimento via app possa sostituire del tutto un insegnante in carne e ossa, ma ci stiamo avvicinando a strumenti sempre più sofisticati.
Ma quanto è efficace questo tipo di apprendimento? Possiamo davvero imparare il francese o il giapponese semplicemente giocando con lo smartphone? La risposta è sì… e no. O meglio, dipende da cosa si intende per “imparare“. L’uso delle app ha infatti aspetti positivi e negativi che vanno tenuti in considerazione quando le si utilizza, per un apprendimento che sia consapevole.
Cominciamo con i lati positivi, che di certo sono parecchi. La tecnologia mobile offre numerose opportunità per l’apprendimento, tra cui:
- la flessibilità di tempo e luogo di studio,
- la possibilità di effettuare lo studio su diversi dispositivi, come telefoni cellulari, tablet e computer,
- l’accessibilità delle informazioni
- l’adattabilità alle abitudini di studio personali,
- l’accesso gratuito o a costi ridotti alla app rispetto a un’insegnante privato o ai corsi erogati dalle scuole di lingue,
- l’approccio ludico: molte app sfruttano dinamiche di gioco (punti, livelli, premi) per mantenere alta la motivazione.
Ovviamente, non è tutto oro quel che luccica.
Una caratteristica comune a molte di queste app è la mancanza generale di opportunità di interazione tramite il parlato o lo scritto, in netto contrasto con l‘istruzione in aula, così come con altre piattaforme di apprendimento delle lingue basate sulla comunicazione sincrona (ad esempio iTalki o HelloTalk). L‘apprendimento di una lingua, infatti, non è solo una questione di vocabolario e grammatica. Serve pratica e, soprattutto, interazione e le app non possono sostituire del tutto la conversazione con un madrelingua. Numerosi studi hanno dimostrato che le app in questione sono efficaci quando si tratta di apprendimento esplicito della grammatica e del vocabolario, molti meno sono invece gli studi che sono riusciti a dimostrare un effetto positivo dell’apprendimento tramite app sulle competenze produttive (soprattutto sulla produzione orale).
Un ulteriore dato emerso da studi sistematici sull’uso delle app per l’apprendimento linguistico è proprio legato alla motivazione, o meglio alla sua durata nel tempo. Le app sono divertenti, ma quanto a lungo? La persistenza della motivazione e la costanza d’uso sono fattori che determinano fortemente il successo nell’apprendimento e molte ricerche sull’argomento hanno dimostrato come, nonostante un iniziale atteggiamento positivo verso l’uso delle applicazioni, dopo le prime settimane, molti utenti abbandonino lo studio linguistico, per mancanza di motivazione. Gli studenti hanno bisogno, infatti, non solo di essere coinvolti in attività divertenti, ma anche di essere incoraggiati a stabilire obiettivi di studio quotidiani e magari a studiare con un amico. Il percorso di apprendimento linguistico è infatti un’attività che normalmente si produce nella relazione con gli altri; intraprendere lo studio di una lingua da soli e senza interazione può essere quindi molto demotivante sul lungo periodo.
In ultimo va considerato che studiare una lingua, non vuol dire solo padroneggiare un certo codice linguistico, ma è anche un viaggio all’interno di una cultura che in quella lingua si esprime e si è espressa in passato. Questo aspetto è spesso trascurato dalle app. Parlare con un nativo non solo aiuta a pronunciare correttamente, a conoscere lo slang del quartiere o della zona da cui proviene il nostro interlocutore, ma aiuta anche a scoprire usi e costumi del posto che nessuna app di grammatica potrebbe insegnare.
Quindi, usare le app per imparare una lingua è utile? Dipende da cosa si cerca.
Se l’obiettivo è imparare le basi di una lingua per orientarsi durante una vacanza o una breve esperienza all’estero, le app sono fantastiche. Permettono di memorizzare parole chiave, di esercitarti con brevi dialoghi e di sentirsi più sicuri nelle piccole conversazioni quotidiane. Forniscono un modo pratico per mettere un piede nella lingua del posto senza sentirsi completamente spaesati.
Tuttavia, se l’obiettivo è padroneggiare una lingua in modo fluente, interagire a livello professionale, comprendere testi complessi e conoscere la cultura delle persone che parlano quella lingua, allora le app non sono abbastanza. Sono ottimi strumenti complementari, ma non possono essere l’unica fonte di apprendimento. Ci sarà bisogno di altre risorse: conversazioni con madrelingua, corsi strutturati e pratica reale.
Quindi, la prossima volta che ti prepari a partire per una vacanza, scarica pure un’app di apprendimento linguistico, gioca, divertiti e impara qualche frase utile. Ma ricorda: per diventare un vero maestro della lingua, c’è da fare un passo in più. O forse… molti passi in più!
Per approfondire
Blanco, Cindy. 2021, 2022, 2023. DuoLingo Language Report.
https://blog.duolingo.com/2021-duolingo-language-report/
https://blog.duolingo.com/2022-duolingo-language-report/#2022-duolingo-news
https://blog.duolingo.com/2023-duolingo-language-report/
Loewen, Shawn, Isbell, Dan & Sporn, Zachary. 2020. The effectiveness of app‐based language instruction for developing receptive linguistic knowledge and oral communicative ability. Foreign Language Annals, 53(2): 209-233.
Rosell-Aguilar, Fernando. 2018. Autonomous language learning through a mobile application: a user evaluation of the busuu app. Computer Assisted Language Learning, 31(8): 854-881. https://doi.org/10.1080/09588221.2018.1456465
Tommerdahl, Jodi & M., Dragonflame, Chrystal Sapphire & Olsen, Amanda. 2022. A systematic review examining the efficacy of commercially available foreign language learning mobile apps. Computer Assisted Language Learning, 37(3): 333-362. https://doi.org/10.1080/09588221.2022.2035401
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