Luisa Corona
Università dell’Aquila
Le funzioni espresse dai valori di caso nelle lingue non sono universali ma variano da lingua a lingua, per diverse ragioni. La prima è di natura storica e “terminologica”: le descrizioni grammaticali di un gran numero di lingue seguono per i nomi dei valori di caso la terminologia mutuata dalle lingue classiche. I valori di caso presentano quindi gli stessi nomi (ad es. genitivo, dativo, ablativo) in moltissime lingue ma questo non significa che vi sia identità funzionale, in lingue diverse, fra valori di caso che hanno lo stesso nome (un’interessante panoramica sugli aspetti terminologici legati alle descrizioni del caso nelle grammatiche delle lingue è offerta da Haspelmath 2009). Ad esempio, sia in latino che in greco antico il caso genitivo esprime la funzione di modificatore del nome (funzione che, nella grammatica tradizionale, si classifica come complemento di specificazione); in greco, con il genitivo semplice (cioè non retto da una preposizione) si può esprimere anche il complemento di tempo determinato, in latino lo stesso complemento si esprime quasi sempre con l’ablativo semplice. Anche il dativo ha in entrambe le lingue una funzione primaria in comune, cioè l’espressione dell’oggetto indiretto o complemento di termine: mentre in greco, però, il dativo semplice è uno dei modi possibili per esprimere il complemento di causa, in latino esistono diversi modi per esprimere la causa ma fra questi non è contemplato il dativo, né semplice né retto da preposizione.
Un’altra ragione di differenziazione fra le funzioni espresse dai valori di caso, che ha interessato proprio il greco e il latino, è di natura diacronica: si tratta del cosiddetto sincretismo dei casi. Nel corso dell’evoluzione delle lingue, infatti, il numero dei valori di caso può ridursi. Quando questo avviene, le funzioni originariamente espresse da alcuni valori di caso vengono assorbite da altri valori che mantengono anche le proprie funzioni originarie. È quanto è avvenuto nel passaggio dal proto-indoeuropeo ricostruito alle lingue classiche: i casi locativo e strumentale, ad esempio, sono stati assorbiti dal dativo in greco antico e dall’ablativo in latino. Un sistema può variare, in diacronia, anche in senso inverso, e presentare un aumento del numero di valori di caso espressi: in generale, se si guarda all’evoluzione diacronica delle lingue che presentano sistemi di caso, troviamo quasi sempre scenari complessi, con ristrutturazioni che investono in vario modo i sistemi linguistici dei quali si studia l’evoluzione, come spiega Kulikov (2009).
Tra i valori di caso che esprimono il ruolo semantico ricoperto dal referente del nome nella frase, si segnalano fra gli altri il comitativo, lo strumentale e diversi casi che esprimono valori locativi, rispetto ai quali alcune lingue operano numerose distinzioni. Nella flessione del nome delle lingue ugrofinniche, ad esempio, esiste una grossa varietà di casi locativi, che permetto cioè di esprimere le relazioni spaziali e il movimento attraverso lo spazio. In finnico, si distinguono i “locativi interni” dai “locativi esterni”: i primi esprimono movimento o stasi in spazi chiusi, l’ingresso o l’uscita da luoghi dotati di confini; i secondi, invece, si usano per esprimere lo stato in luogo in spazi aperti e il movimento che non prevede un attraversamento di confine. I tre casi locativi interni del finnico si chiamano inessivo (stato in luogo), illativo (moto a luogo) ed elativo (moto da luogo); i tre locativi esterni si chiamano invece adessivo (stato in luogo), allativo (moto a luogo) e ablativo (moto da luogo). L’immagine che ho elaborato a partire dalla grammatica del finnico di Lepäsmaa & Silfverberg (2001) rappresenta nel primo riquadro un topo che entra in un bicchiere, che è collocato all’interno di un bicchiere, che esce dall’interno di un bicchiere. Nel secondo riquadro, lo stesso topo è raffigurato nell’atto di saltare su un bicchiere capovolto, seduto su un bicchiere capovolto, mentre scende dalla cima del bicchiere capovolto. Questa immagina aiuta a cogliere l’uso dei valori di caso con significato locativo in finnico: quando il topo si muove o è collocato in uno spazio chiuso, dotato di confini, si usano i casi locativi interni; quando invece gli stessi movimenti o la posizione del topo sono descritti in relazione a spazi aperti che non prevedono un attraversamento, si usano i cosiddetti locativi esterni.
Scrivendo questo articolo mi sono chiesta come mai allo studio della flessione per caso si associ spesso quel senso di noia, di fatica a cui accennavo in apertura… un senso addirittura di “sconcerto” per studenti che si avvicinano allo studio di questa categoria partendo da L1 con grammatiche che non ne richiedono l’espressione, come scriveva in un breve articolo di qualche anno fa Kelly (1993). Credo che ciò sia in parte dovuto al carattere complesso della categoria del caso che, abbiamo visto, interseca in maniera trasversale diversi livelli dell’analisi linguistica, come la morfologia, la sintassi, la semantica. Credo, però, che la complessità delle categorie con cui bisogna confrontarsi nello studio delle lingue possa esercitare anche, su chi impara, un grosso fascino.
Per approfondire
Blake, Barry J. 2001. Case. Cambridge / New York: Cambridge University Press.
Comrie, Bernard. 1983. Universali del linguaggio e tipologia linguistica. Sintassi e morfologia. Bologna: il Mulino (ed. or. Language Universals and Linguistic Typology. Syntax and Morphology, Oxford, Blackwell, 1981).
Comrie, Bernard & Polinsky, Maria. 1998. The great Daghestanian case hoax. In Anna Siewierska & Jae Jung Song (eds.), Case, Typology and Grammar, 95-114. Amsterdam / Philadelphia: John Benjamins Publishing Company.
Harms, Philip L. 1994. Epena Pedee Syntax (Studies in the Languages of Colombia 4). Dallas / Arlington: Summer Institute of Linguistics and University of Texas.
Haspelmath, Martin. 2009. Terminology of case. In Andrej Malchukov & Andrew Spencer (eds.), The Oxford handbook of case, 505-517. Oxford: Oxford University Press.
Kelly, David H. 1993. Case: Grammar and Terminology. The Classical World 87(1): 35-39.
Kulikov, Leonid. 2009. Evolution of case systems. In Andrej Malchukov & Andrew Spencer (eds.), The Oxford handbook of case, 439-457. Oxford: Oxford University Press.
Lepäsmaa, Anna-Liisa & Silfverberg, Leena. 2001. Suomen kielen alkeisoppikirja. Helsinki: Finn Lectura.
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