Carla Bagna
Università per Stranieri di Siena
Visibilità e invisibilità delle lingue
Gli studiosi e i ricercatori che si sono interessati ai panorami linguistici si muovono, letteralmente, attraverso quartieri, piazze e città, alla ricerca di tracce di lingue visibili, per studiarne consistenza numerica, funzioni e caratteristiche. L’obiettivo di molti studi italiani è stato principalmente quello di porre sotto la lente dell’analisi linguistica la presenza di “altre” lingue, in aggiunta a o in sostituzione dell’italiano nel contesto nazionale, in particolare nei contesti urbani a forte presenza migratoria. Le lingue immigrate (Bagna, Machetti, Vedovelli 2003; Bagna, Barni, Siebetcheu 2004; Bagna, Barni 2006) sono state oggetto di ricerca sincronica e diacronica per diverse motivazioni, per esempio mettere a punto un impianto teorico e metodologico innovativo e accurato (il MapGeoLing 1.0.0, nato per dispositivi oggi ormai scomparsi, ma che nella sua struttura è stato oggetto di studio anche per l’evoluzione in altri progetti di ricerca e per le applicazioni per smartphone come LinguaSnapp e Lingscape), o condurre un’analisi quali-quantitativa che facesse emergere in che modo e con quale intento alcune lingue immigrate fossero maggiormente visibili e comprenderne la funzione. Le analisi si sono quindi concentrate su alcune zone/quartieri di Roma, Milano, Torino, Firenze, Prato, Bologna, Ferrara, Napoli, Palermo, Pisa, in alcuni casi, come il primo, con raccolte dati stratificate nel corso del tempo per poter analizzare i cambiamenti nella presenza di lingue immigrate in contatto con l’italiano. Sono stati analizzati anche micro-contesti (i mercati) e si sono poste le basi per analisi più puntuali (su fenomeni specifici, ad es. le proteste degli immigrati o la street art).
Dai primi anni 2000, e con raccolte dati continue e ripetute dal 2004, si è cercato di evidenziare quanto i territori aperti ed esposti potessero rendersi visibili attraverso le lingue presenti nelle insegne, nei manifesti e sui muri. In Italia, tale visibilità, in un primo tempo, è stata una invisibilità: la ricchezza del contatto linguistico illustrata dai ricercatori spesso contrastava con la percezione di invisibilità del fenomeno da parte degli abitanti di quei territori. Questo tema è stato avvertito anche nei contesti scolastici, laddove, da parte di dirigenti, docenti, studenti, la ricchezza linguistica diversa da quella proposta a lezione è risultata non percepita all’interno e all’esterno degli edifici. In diverse ricerche è stato inoltre analizzato il rapporto tra la dimensione bottom-up, ovvero la gestione dei testi da parte degli stessi autori, e top-down, ovvero includendo nell’analisi anche i testi (informativo-regolativi) legati alla modalità d’uso “esposto” di determinate lingue.
I risultati e le riflessioni emerse
Innanzitutto, è emerso che la presenza di lingue nei panorami linguistici è determinata da scelte che solo in parte riguardano gli attori/parlanti coinvolti: al contrario, esse possono essere la conseguenza di politiche linguistiche (intese come leggi, regolamenti a livello nazionale e locale, in grado di modificare anche l’organizzazione linguistica di un territorio) che obbligano a modificare insegne, testi, toponomastica, ecc. (Spolsky 2021).
Tuttavia, eventi quali una protesta, uno sciopero, un fatto di cronaca, un periodo di pandemia possono rendere un quartiere, una scuola più parlante e plurilingue o completamente muta. Per quanto riguarda quest’ultimo contesto, si è visto che la presenza o assenza delle lingue dal punto di vista formativo, educativo e didattico ha un impatto in relazione anche all’idea di apertura o chiusura nei confronti delle lingue e nei confronti del plurilinguismo.
A fronte di una immigrazione straniera in Italia che ha raggiunto circa 6 milioni di presenze in Italia, l’analisi dei panorami linguistici, in particolar modo urbani, permette di “tracciare” le conseguenze linguistiche di tali fenomeni e di intraprendere anche azioni di language policy miranti a un più ampio coinvolgimento dei cittadini e alla costruzione di una sensibilità linguistica maggiore.
Per comprendere i panorami linguistici è necessario saper leggere e riconoscere simboli e icone, anche per comprendere gli aspetti creativi e i giochi di parole presenti.
Uno sguardo alle metodologie
I territori possono essere studiati secondo un approccio interdisciplinare in grado di coinvolgere, oltre ai linguisti, anche etnografi, sociologi, urbanisti, geografi, architetti, economisti, specialisti della pianificazione territoriale. Lo studio dei panorami linguistici, del cosiddetto linguistic landscape, oltre che di un apparato teorico di riferimento, si è dotato di metodologie che nell’arco degli ultimi anni hanno sempre di più sfruttato la “portabilità e la polifunzionalità” degli strumenti, gli smartphones e i supporti per la geolocalizzazione, fino a Google Street View, e le potenzialità offerte dall’inserimento dei dati in autonomia da parte di singoli studiosi e cittadini in specifiche repository. Le tecnologie disponibili hanno incrementato la possibilità individuale di raccogliere dati, ampliandone e moltiplicandone la quantità disponibile e permettendo quindi di svolgere più analisi in contemporanea e di individuare nuove linee di ricerca. Si pensi, ad esempio, al contesto della riqualificazione urbana di alcuni quartieri attraverso graffiti e street art, a graffiti celebrativi di artisti o sportivi venuti a mancare (con segnalazione e diffusione dell’immagine e del testo nel giro di poche ore attraverso i canali social) o a graffiti realizzati per abbellire scuole, luoghi di formazione, ecc.
L’evoluzione degli strumenti a disposizione per la raccolta dei dati ha permesso di superare la questione dell’unità testuale da considerare nella ricerca sui panorami linguistici. Da ultimo, la disponibilità, con diffusione immediata, di immagini, slogan e testi – in televisione, nei social network, nella comunicazione pubblicitaria, nei cosiddetti meme o nelle vignette riferiti di eventi specifici – permette di parlare di una “replicabilità” dei panorami reali e virtuali.
L’incremento della ricerca
Gli studi sui panorami linguistici negli ultimi 20 anni sono stati principalmente condotti per l’Italia entro l’Università per Stranieri di Siena (Centro di Eccellenza della Ricerca – Osservatorio linguistico dell’italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia), illustrati nel contesto internazionale dei periodici Linguistic Landscape Workshops (ricordiamo il primo di Tel Aviv 2008) e dal 2015 nella rivista scientifica Linguistic Landscape. An international journal.
La bibliografia disponibile in ambito internazionale fa riferimento alle ricerche, condotte in aree geografiche diverse, che si sono concentrate sull’analisi dei panorami linguistici per evidenziare il plurilinguismo presente in un territorio, gli equilibri con le minoranze linguistiche, la visibilità e la pressione delle lingue maggiormente diffuse (in particolare l’inglese), la trasformazione in diacronia dei panorami linguistici urbani, la loro influenza per la didattica delle lingue.
In questo insieme di studi e ricerche, come ha evidenziato il volume di Bellinzona (2021), un tema presente è rappresentato dall’analisi, l’impatto e l’uso nei contesti educativi e formativi, tanto da definire un’area di interesse, il cosiddetto schoolscape. Su quest’ultimo aspetto i lavori di Malinowski 2015; Gorter 2018; Malinowski, Maxim, Dubreil 2020; Niedt, Seals 2021, Krompák, Fernández-Mallat, Meyer 2022) e anche qualche tentativo italiano (Bagna, Gallina, Machetti 2018) hanno cercato di far luce in due principali direzioni: l’uso di panorami linguistici per scopi di formazione linguistica, da una parte, e l’analisi dei cosiddetti schoolscapes, dall’altra.
Inoltre i modelli di analisi dei dati, che riguardino l’impatto di politiche educative o politiche linguistiche, la gestione degli spazi educativi, i processi di internazionalizzazione o la conformazione urbanistica hanno dovuto rapportarsi alle dinamiche legate alla mobilità delle persone (in particolar modo negli anni interessati dalla pandemia), con conseguenze per i territori coinvolti. L’analisi dei panorami linguistici dal 2020 permette di trattare gli effetti che la pandemia ha determinato sull’interazione verbale e non verbale, gli atteggiamenti e le percezioni, e la gestione dello spazio urbano (https://www.covidsigns.net/). I ricercatori sono stati costretti a ridefinire i modelli di analisi anche per quei luoghi che solo una pandemia avrebbe potuto modificare così radicalmente: le città italiane, polo di attrazione di turisti e studenti, oggetto di trasformazioni, in bilico tra il rimanere fedele alla loro natura di città connotate dai loro centri storici e il loro ridefinirsi come città contemporanee, ma anche gli spazi della formazione, divenuti spazi virtuali per molti mesi o spazi in cui per tutelare la salute (nessun contatto con cartelloni, poster ecc.) i testi alle pareti sono stati anche vietati.
In questo senso lo studio dei panorami linguistici permette una riflessione che va oltre l’aspetto linguistico, e spinge ciascuno di noi a interrogarsi sulle nuove forme di fruizione degli spazi.
Per approfondire
Bagna, Carla & Monica Barni. 2006. Per una mappatura dei repertori linguistici urbani: nuovi strumenti e metodologie. In Nicola De Blasi & Carla Marcato (a cura di), La città e le sue lingue. Repertori linguistici urbani (pp. 1-43). Napoli: Liguori.
Bagna, Carla, Francesca Gallina, & Sabrina Machetti. 2018. L’approccio del Linguistic Landscape applicato alla didattica dell’italiano L2 per studenti internazionali. In Carmel M. Coonan, Ada Bier & Elena Ballarin (a cura di), La didattica delle lingue nel nuovo millennio: le sfide dell’internazionalizzazione (pp. 219-231). Venezia: Edizioni Ca’ Foscari.
Bellinzona, Martina. 2021. Linguistic Landscape. Panorami urbani e scolastici nel XXI secolo. Milano, Franco Angeli.
Gorter, Durk. 2006. Linguistic landscape: A new approach to multilingualism. Clevedon, Buffalo, Toronto: Multilingual Matters.
Krompák, Edina, Víctor Fernández & Stephan Meyer (a cura di). 2022. Linguistic Landscape and Educational Spaces. Clevedon: Multilingual Matters.
Shohamy, Elana, & Durk Gorter (a cura di). 2009. Linguistic landscape: Expanding the scenery. New York: Routledge.
Spolsky, Bernard. 2021. Rethinking Language Policy. Edinburgh: Edinburgh University Press.
Repository bibliografiche
Centro di Eccellenza della Ricerca – Osservatorio linguistico permanente dell’italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italia: https://eccellenza.unistrasi.it/608/Pubblicazioni.htm
Linguistic Landscape Bibliography: https://www.zotero.org/groups/216092/linguistic_landscape_bibliography
Applicazioni
MapGeoLing 1.0.0 (Università per Stranieri di Siena) https://eccellenza.unistrasi.it/611/Strumenti_e_tecnologie.htm
Lingscape (University of Luxembourg) https://lingscape.uni.lu/
LinguaSnapp (University of Manchester) http://www.linguasnapp.manchester.ac.uk/
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