Marco Forni
Istitut Ladin Micurá de Rü
Una lingua si comporta come l’acqua di un torrente alpino: scorre, muta, a volte rallenta o si attarda in qualche pozza d’acqua naturale o artificiale tra le rocce. La radicale evoluzione economico-sociale degli ultimi decenni ha decisamente mutato lo scenario originario nelle valli ladine delle Dolomiti. I contatti interlinguistici e i cambiamenti si succedono a un ritmo incalzante e molte località ladine sono ormai diventate un crocevia di diverse realtà sociolinguistiche. L’apprendimento di altre lingue è certamente un’affermazione di libertà, ma nondimeno la lingua materna riveste un ruolo fondamentale nel percorso formativo di una persona.
In Val Gardena si è posti di fronte a una condizione sociolinguistica triglossica: ladino gardenese, tedesco e italiano. Da qualche anno a questa parte le scuole delle località ladine hanno inteso lʼimportanza di introdurre anche la lingua inglese nei curricula scolastici.
Le parole che usiamo riflettono la nostra maniera di vedere e vivere le cose e gli accadimenti quotidiani. Lavorando con corpora lessicali si può toccare con mano come una realtà linguistica alpina vive, avverte e tesse una trama di relazioni al suo interno e con le comunità che le gravitano attorno. L’Istituto Ladino Micurá de Rü (www.micura.it) è riuscito a portare a termine negli ultimi anni importanti progetti lessicografici in una prospettiva diacronica e sincronica.
In una lingua i cambiamenti più frequenti avvengono nel settore del lessico, se s’intende stare al passo dei tempi. Assai più lentamente cambiano le strutture morfologiche e sintattiche. Negli ultimi tempi si è reso necessario accogliere e coniare neologismi per far fronte alle nuove esigenze comunicative. Una spinta decisiva per andare incontro a questa crescente esigenza era stata l’approvazione del D.P.R. 15/7/1988, n. 574, che prescrive l’uso del ladino come lingua amministrativa locale, accanto all’italiano e al tedesco. A tal fine era uscita, nel mese di dicembre del 1988, una prima stesura provvisoria di una pubblicazione glottotecnica: Glossèr aministratif, tudësch-ladin, edizion gherdëina (ca. 2000 parole). Nel 1990 aveva visto la luce una seconda edizione aggiornata con ca. 7500 termini amministrativi tedeschi – ladino-gardenesi.
Il ladino si trova in una condizione favorevole da un punto di vista politico per la sua tenuta. La legislazione dell’Alto Adige-Südtirol è riuscita a garantire i diritti di tutte e tre le lingue parlate in Provincia di Bolzano.
L’opera lessicografica fondamentale del ladino gardenese, dei primi del ʼ900, è quella di Archangelus Lardschneider: Wörterbuch der Grödner Mundart (1933). Arcangiul, questo il suo nome personale in gardenese, nacque a Selva Gardena, in località Ciampac, il 3 ottobre del 1886 e morì a Innsbruck il 19 marzo del 1955. Si diplomò nel liceo di Bolzano e proseguì gli studi a Vienna. Nella capitale austriaca si addottorò, nel 1909, sotto la guida di Wilhem Meyer-Lübke, con una dissertazione di laurea sulla sintassi del ladino gardenese.
Un repertorio lessicografico tedesco-ladino gardenese
Agli inizi degli anni Novanta si era fatta quantomai pressante lʼesigenza di realizzare un vocabolario che presentasse lʼentrata tedesca con il traducente ladino e che fosse conforme alle esigenze attuali. Lʼelaborazione di un vocabolario siffatto ha comportato problemi complessi e diversi, sia in vista del pubblico a cui ci si rivolgeva, sia in relazione alla porzione di lessico che si voleva registrare e al modo in cui si intendeva farlo. Non ci si è limitati a catalogare il materiale lessicografico attuale, ma ci si è pure prefissi di registrare quella parte di lessico che si riteneva perduta. Inoltre, si è aggiunta una messe di neologismi entrati nellʼuso almeno scritto. Per conseguire un quadro sociolinguistico veritiero sincronico e diacronico abbiamo coinvolto in questo progetto un nutrito numero di informatori linguistici gardenesi di diverse generazioni. In corso dʼopera sono state distribuite delle stesure provvisorie alle istituzioni ladine e a operatori linguistici della valle per cogliere suggerimenti e sondare il consenso o meno di determinate proposte lessicali. Si intendeva in tal modo tenere vivo e aperto il contatto con una cerchia di persone che rappresentava un campione significativo e che era unʼutile fonte informativa. Questo intendimento ha portato i suoi frutti.
Una realtà linguistica meno diffusa
Anche una lingua minoritaria, secondo le necessità che i cambiamenti del vivere quotidiano impongono, dovrebbe riuscire ad aggiornare il proprio patrimonio lessicale. In tal modo il parlante riesce a esprimere e a governare meglio il mondo che lo circonda e in cui opera. Una minoranza linguistica percorsa da fermenti innovativi deve riuscire a chiarirsi cammin facendo come intende intervenire sulla lingua, non dimenticando mai i locutori, che sono poi quelli che possono fungere da vettore promozionale di determinate scelte linguistiche. Lʼintento primario non è stato quello di accogliere nel vocabolario più parole possibili; si è tentato, piuttosto, di fotografare, per quanto possibile, una realtà sociolinguistica con un proprio retaggio storico-linguistico, ma pervasa dalla incessante mutabilità presente.
Un aspetto che si è tenuto nel debito conto è la componente affettiva che si manifesta in chi parla e scrive. È quanto mai istruttivo a volte ricondurre alla sfera dellʼemotività psicologica dei parlanti determinate scelte lessicali. In una comunità linguistica minoritaria lʼintento normativo dallʼalto deve sempre fare i conti con le reazioni di consenso e di dissenso che si verificano, non di rado, tra i locutori. Costoro non sempre distinguono i due livelli del parlato, dove ognuno è legittimato a prendersi delle licenze e a ‘infrangere’ a volte anche le regole, e dello scritto, che necessita di una oculata normazione. Tuttavia i suggerimenti correttivi assillanti possono diventare insopportabili e favorire a lungo andare una disaffezione e un allontanamento dal ladino. Si può essere portati a indossare “abiti linguistici”, che in apparenza calzano meglio e sanno stare al passo con i tempi. Si assume una immagine sfalsata se si prescinde dalla psicologia del quotidiano, che si accompagna allʼuso linguistico. Un parlante che si esprime nella propria lingua materna non si limita a proferire asetticamente parole o considerazioni, prive di un nesso con la propria sfera emozionale.
Il lessico ladino è le influenze linguistiche d’intorno
Il lessico ladino è lʼambito linguistico maggiormente soggetto agli influssi esterni, in quanto nel corso degli anni non è sempre riuscito a tener testa ai cambiamenti in atto. Ciò non toglie che lʼaggiornamento del lessico sia un fattore necessario per la sopravvivenza e lo sviluppo di una lingua.
Anche nelle lingue minoritarie ricorrono i fenomeni della polisemia e della omonimia. Nel corso della sua esistenza una parola può trovarsi ad assumere, accanto al suo significato denotativo, significati nuovi. Questo serve ad arricchire il patrimonio lessicale in modo economico. Tuttavia alcuni ladini, soprattutto di una certa età, sono convinti che la parola debba avere per lo più un significato univoco. A un significante deve corrispondere un solo significato. In realtà poi anche in ladino ci sono delle parole che esprimono diverse accezioni come cheder che è sia un ‘quadro’, che anche un aggettivo, ovvero ‘quadrato’; col significa sia ‘collo’ che ‘colle’; ëura è ‘ora’ ma è anche ‘orologio’; roda significa sia ‘ruota’ che ‘bicicletta’; anche se: jì cun la roda significa “solo” ‘andare in bicicletta’.
Anche in ladino sono presenti diversi prestiti assimilati e lessicalizzati come stuel (dal ted. ‘Stuhl’) ‘sedia’, paur (dal ted. ‘Bauer’) ‘contadino’, holz(h)ita (dal ted. ‘Holzhütte’) ‘legnaia’, aria, bagatela, cultura, estro, farina, figura, forma, forza, fossa, idea, natura, parola, ciao (o la variante ladina ciau) e tanti altri.
Un dizionario bilingue italiano – ladino gardenese
A undici anni dall’uscita del volume Wörterbuch Deutsch – Grödner-Ladinisch. Vocabuler Tudësch – Ladin de Gherdëina, con l’entrata a lemma in tedesco e l’uscita in gardenese, ha visto la luce nel 2013 un altro lavoro lessicografico. Il primo volume, con l’entrata a lemma in italiano, reca il titolo Dizionario italiano – ladino gardenese. Il secondo volume, con l’entrata in gardenese, è titolato Dizioner ladin de Gherdëina – talian.
L’intero lemmario italiano – gardenese con viceversa è confluito nell’applicativo web elaborato dalla “Smallcodes” di Firenze. È disponibile in rete una versione informatizzata che viene costantemente aggiornata: https://forniita.ladinternet.it/.
Questo dizionario descrive la lingua d’uso del ladino gardenese e tenta, nel suo piccolo, di tenere il passo con le grandi lingue nazionali, nella fattispecie il tedesco e l’italiano, che condizionano la storia e la vita nelle valli ladine.
L’utilità di dizionari bilingui ci è stata confermata da molti locutori ladini. A volte il lemma in lingua tedesca o italiana funziona come un chiavistello per risvegliare la memoria e accedere alle possibilità che anche il ladino è in grado di offrire, ma che di primo acchito non vengono in mente. Nei dizionari bilingui di solito si raccolgono i vocaboli e le locuzioni di una lingua accompagnati dalla corrispondente traduzione in un’altra lingua. Nel nostro caso l’italiano funge, per certi versi, anche da lingua di spiegazione del ladino gardenese.
Queste opere lessicografiche si propongono anche di descrivere l’uso parlato e scritto, divenendo un utile strumento di consultazione. Nei dizionari, in primo luogo quelli storici, le esemplificazioni fraseologiche sono tratte da citazioni letterarie e passi d’autore, più tardi si sono aggiunti brani giornalistici o testi scientifici. Nel nostro caso i vari significati di una parola sono illustrati richiamandosi all’uso corrente della lingua.
Il senso di identità che si riflette nella lingua
Tra le 6.000 o 7.000 lingue del mondo una parte numericamente significativa è solo orale e priva di tradizione scritta. Si tratta di lingue parlate tra poche centinaia o migliaia di parlanti, particolarmente esposte al rischio di scomparsa. La componente scritta, letteraria, è un elemento importante nella storia di una lingua per vari motivi: intanto perché favorisce la sua trasmissione alle generazioni successive, poi perché cimenta questa lingua in settori che non appartengono al parlato quotidiano, infine perché rappresenta anche un elemento di riconoscimento identitario dei parlanti, attraverso lo strumento tipico che raccoglie il tesoro di una lingua, cioè il dizionario. Un repertorio lessicografico può essere uno strumento propulsivo per migliorare la condizione linguistica di una comunità. L’aggiunta di supporto elettronico può agevolare, in tal senso, una globalizzazione delle culture locali e consente di mettersi in una vetrina nazionale e internazionale.
Per approfondire
Belardi, Walter. 1994. Profilo storico-politico della lingua e della letteratura ladina, Roma: Il Calamo.
Di Giovine, Paolo. 2015. M. Forni, Dizionario italiano–ladino gardenese. Dizioner ladin de Gherdëina–talian. In: Archivio Glottologico Italiano, Vol. C – Fascicolo I. Firenze: Felice Le Monnier. 123–127.
Forni, Marco. 2002-2003. Norma e componente psicolinguistica in un progetto lessicografico. Wörterbuch Deutsch – Grödner-Ladinisch. Vocabuler Tudësch – Ladin de Gherdëina. Ladinia, XXVI-XXVII. 53-102.
Forni, Marco. 2003. Wörterbuch Deutsch – Grödner-Ladinisch. Vocabuler Tudësch – Ladin de Gherdëina, San Martin de Tor: Istitut Ladin “Micurà de Rü”.
Forni, Marco. 2022. Dizionario Italiano – Ladino Gardenese. Dizioner Ladin de Gherdëina – Talian. (https://forniita.ladinternet.it)
Forni, Marco. 2014. Il dizionario bilingue italiano – ladino gardenese/ladino gardenese – italiano. Versione cartacea ed elettronica. Ladinia, XXXVIII. 213–254.
Forni, Marco & Claudio Marazzini. 2020. Lessicografia ladina e tecnologia fiorentina all’Accademia della Crusca. Ladinia, XLIV. 65-95.
Lardschneider-Ciampac, Archangelus. 1933. Wörterbuch der Grödner Mundart. Innsbruck: Wagner.
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