Sabina Fontana
Università di Catania (sede di Ragusa) – Centro interuniversitario ‘Cognizione, Linguaggio e Sordità’
La scoperta della linguisticità delle lingue dei segni ha rappresentato una rivoluzione copernicana che ha innescato diversi processi sul piano linguistico, sociale e culturale. Se al livello linguistico le lingue dei segni diventano un banco di prova per comprendere come la linguisticità si realizzi nel caso di una modalità comunicativa visivo-gestuale, al livello sociale diventano l’emblema di un nuovo paradigma di alterità positiva intesa nella sua dimensione identitaria. Da sempre la materialità fonica è stata vista come sinonimo di linguisticità in contrapposizione al gesto che, per il coinvolgimento stesso della dimensione corporea, è stato tradizionalmente considerato rudimentale e approssimativo, quando non addirittura primitivo. Non è un caso, dunque, che la lingua dei segni non avesse neanche un nome in passato e che fosse considerata come semplice ‘mimica’ non solo dagli udenti, ma persino dagli stessi sordi.
Le lingue dei segni mostrano la traccia di un modo di percepire, conoscere e orientarsi nel mondo che è alla base di un particolare stile cognitivo di cui è impregnata la loro poetica. In questo senso, studiare la letteratura in LIS significa occuparsi anche della comunità con la sua storia di minoranza oppressa. La comunità dei sordi è una minoranza in continua relazione con una maggioranza udente che la opprime perché controllando le politiche che la riguardano, inquadra la sordità esclusivamente come un problema medico-patologico, minimizzando l’importanza della lingua dei segni e del patrimonio culturale espresso in questa lingua.
Le lingue dei segni sono prive di scrittura. L’invenzione della scrittura non agisce a livello della linguisticità di una lingua, né al livello della creazione letteraria, ma della riflessione linguistica su quella lingua (Goody, 1989; Auroux, 1994). La loro natura orale ci consente di tornare a riflettere su una linguisticità non mediata dalla scrittura. Le lingue dei segni hanno dunque sviluppato una tradizione orale dato che il sistema di trasmissione del loro patrimonio artistico avviene nel contesto di eventi o spettacoli appositamente organizzati, per esempio il Festival Nazionale Teatro del Sordo, che si tiene ogni due anni e che è arrivato ormai alla VII edizione, o il Cinedeaf, una rassegna internazionale in cui i film partecipanti affrontano il tema della sordità e/o sono diretti o interpretati da persone sorde. Gli spazi sociali condivisi sul web rappresentano un’ulteriore modalità di condivisione e trasmissione.
L’arte in segni è ancora un ambito pionieristico di ricerca. Spesso, nel tentativo di comprenderne il funzionamento, viene esplorata usando griglie analitiche elaborate sulle lingue vocali con il rischio di ‘non vedere’ le peculiarità espressive legate non solo alla natura del ritmo, ma anche alla dimensione esclusivamente orale delle lingue dei segni, che non sono dotate di un sistema di scrittura. Così racconti, poesie e persino canzoni in lingua dei segni sono segno della nuova consapevolezza della Comunità e insieme strumento per raccontarsi, promuovere la propria identità, lottare contro l’indifferenza della maggioranza o semplicemente mostrare quello che può dire-fare la propria lingua. La produzione artistica teatrale generalmente si basa su rifacimenti, adattamenti o traduzioni da opere artistiche in italiano come nel caso di Le avventure di Pinocchio di Gabriele Caia, ‘A livella del Gruppo teatrale palermitano Ciclope o L’Inferno di Dante ideato da Filippo Calcagno. Alcune opere, invece, hanno lo scopo di condividere con il pubblico le difficoltà di essere sordi come per esempio l’opera originale e autobiografica ‘PA_PA’ di Gabriele Caia (Volterra et al., 2019).
L’arte in segni mostra quanto il corpo sia centrale in una lingua visivo-gestuale e come non sia possibile separare la danza dalla poesia e dalla musica. Nella cultura occidentale il movimento del corpo è collegato alla musica, ma a spese del linguaggio. Nelle lingue dei segni, poesia ed espressione artistica sono unificate da una musica silenziosa che ci ricorda che il ritmo deriva dal movimento del soggetto e non dal suono.
La poetica dei segni è movimento armonioso della lingua attraverso il corpo di un soggetto. Così è la poetica del ritmo a mostrare ai segnanti la ricchezza della lingua che usano ogni giorno. Per la loro natura multimodale, le espressioni artistiche in segni raggiungono anche i non segnanti, mostrando loro non soltanto la ricchezza espressiva delle lingue dei segni e del corpo: il vivere un corpo che agisce nel mondo diventa paradigma identitario che unisce i segnanti e i non segnanti e che consente una partecipazione oltre la conoscenza della lingua dei segni, una linguisticità mediata dal corpo e resa armoniosa dal ritmo di una silenziosa musicalità, libera di realizzarsi in più dimensioni, che sarebbero mortificate dalla monodimensionalità del foglio bianco. La poetica non modella soltanto la lingua dei segni, non soltanto costruisce e rinforza i confini identitari della comunità dei sordi ma produce effetti anche sulla lingua vocale, svelando le potenzialità semantiche di un corpo il cui ruolo, fino ad ora, era limitato alla fisicità. In questo modo viene smascherata la vera essenza della comunicazione, che non è solo parlata, ma è multimodale, perché “non tutto è parlabile” e per “diventare più potente di quel che è, come di fatto avviene, deve avvalersi dell’aiuto di altri sistemi semiotici” (Eco, 1975).
La poetica dei segni mostra che esiste uno stile cognitivo universale che è condiviso da tutti gli esseri umani per il solo fatto che hanno due braccia e due gambe e conoscono il mondo attraverso un sistema sensomotorio strutturato in un certo modo. In questo modo, si trasforma in meta-poetica, cioè in una poetica che rappresenta se stessa e spiega l’universalità della sua stessa natura attraverso il vocabolario motorio della specie umana. Allo stesso tempo la poetica dei segni racconta la storia del soggetto come individuo e come membro di una comunità che, oppressa dalla maggioranza udente, nelle diverse latitudini del mondo ha subito e subisce una continua repressione linguistica e identitaria in direzione di una finta assimilazione/integrazione a causa del dominante paradigma fonocentrico.
Il corpo del segnante, lo stesso corpo che ogni giorno agisce nel mondo, diventa un metaforico telaio su cui viene tessuta la trama poetica. Cosa distingue un registro segnico poetico da uno familiare informale? Il ritmo determinato dalla presenza di certe configurazioni che nel parlato non compaiono o sono presenti in misura ridotta: una certa selezione lessicale stabilisce pattern simmetrici di opposizione e ricorrenza creando un effetto simile all’allitterazione, la presenza regolare di certe sequenze che condividono lo stesso parametro producendo un effetto simile alla rima, una marcatura delle caratteristiche articolatorie del segno e la strutturazione di uno schema visivo spaziale regolare, che incapsula l’intero evento poetico (Fontana, 2017).
Una poesia in lingua dei segni si vive, non si legge, né si guarda, perché si trasforma in un imperativo che aziona i muscoli quiescenti del corpo dei partecipanti all’evento. Non è come guardare un film o leggere un libro, come sostengono alcuni. La poesia in lingua dei segni è un evento che, per la sua natura orale, coinvolge i destinatari come parte dell’evento comunicativo. L’unico modo per riviverla è quello di registrarla attraverso strumenti audiovisivi. Ma i segnanti fanno di più. Rendono i loro eventi poetici pubblici e accessibili ad un ampio pubblico nei social network, perché ogni poesia è un evento da vivere insieme ad altri membri della comunità.
Ai link seguenti, è possibile guardare alcuni componimenti più rappresentativi della poetica della LIS:
Rosaria e Giuseppe Giuranna: 7 poesie in LIS
Lucia Daniele: Matita
Walter Di Marco: COVID-19
Massimo Boanimini: Sorgente
Lorenzo Laudo: La Fiaccola
Rosaria Giuranna: EURO
Nicola della Maggiora: Soffione e IL DONO INNATO
Nella foto: Nicola della Maggiora, poeta e attore sordo, in “Soffione”, opera in Visual Vernacular.
Per approfondire
Auroux Sylvain. 1994. La révolution technologique de la gramatisation. Introduction à l’histoire des sciences du langage. Liegi: Mardaga. [cfr. S. Auroux, Scrittura e grammatizzazione. Introduzione alla storia delle scienze del linguaggio, trad. it., Novecento, Palermo 1998, p. 34].
Bertone Carmela. 2023. La poetica del silenzio. Approccio alla poesia in lingua dei segni. Milano: FrancoAngeli.
Bonsignori, Chiara, Rosaria Giuranna, Tiziana Gulli T & Virginia Volterra. 2023. Segni d’arte. L’euro in una poesia in LIS. Estetica. Studi e ricerche, vol. XIII, 1: 229–250.
Cardona Giorgio Raimondo. 1985. I sei lati del mondo. Linguaggio ed esperienza. Roma-Bari: Laterza.
Eco Umberto. 1975. Trattato di semiotica generale. Milano: Bompiani.
Fontana Sabina. 2017. Tradurre la poesia: un percorso possibile tra segni e parole?, in Blytiri, vol.1.
Goody Jack. 1989. Il suono e i segni. L’interfaccia tra oralità e scrittura. Milano: Il Saggiatore.
Meschonnic Henri. 1999. Poétique du traduire. Verdier, Lagrasse.
Meschonnic Henri. 1982. Critique du Rythme. Anthropologie historique du langage. Verdier, Lagrasse.
Peters, Cynthia L., Deaf American Literature. From Carnival to the Canon. Washington: Gallaudet University Press.
Raniolo, Erika. 2021. Senso, ritmo, multimodalità. Uno studio comparativo dei processi traduttivi nelle lingue dei segni (LIS e LSF). Tesi di dottorato (Dottorato in «Studi letterari, filologico-linguistici e storico-filosofici»). Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Palermo.
Raniolo, Erika. 2022. Translating poetry in sign language: an embodied perspective. Frontiers in Communication, 7: 1–9.
Raniolo, Erika. 2023. Sul senso, sui sensi. Tradurre la poesia in lingue dei segni. Lugano: Agorà & Co.
Rizzi, Mariapia. 2011. Manomissioni. Tre Strategie Iconiche Del Testo Poetico Segnato, in Atti Del XLIII Congresso Internazionale Di Studi Della Società Di Linguistica Italiana (SLI), Giovanna Massariello Merzagora e Serena Dal Maso (a cura di), Collana di Pubblicazioni Società di linguistica italiana (SLI) 54. Roma: Bulzoni, 189–206.
Russo, Tommaso, Rosaria Giuranna & Elena Pizzuto. 2001. Italian Sign Language (LIS) Poetry: Iconic Properties and Structural Regularities. Sign Language Studies, (2)1: 84–112.
Russo Tommaso. 2002. (Anti)norma poetica, ritmo e metafora. Tra lingue dei segni e lingue vocali. in Roberto Contessi, Marco Mazzeo & Tommaso Russo (a cura di) Linguaggio e Percezione. Roma: Carocci.
Volterra Virginia, Roccaforte Maria, Di Renzo Alessio, Fontana Sabina. 2019. Descrivere la lingua dei segni italiana. Una prospettiva cognitiva e sociosemiotica. Bologna: Il Mulino.
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