Veronica Bagaglini
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Molto è stato scritto e molto si scriverà ancora su Luca Serianni; perché, come ha osservato il Presidente della Crusca Claudio Marazzini in un’intervista su La Nazione, l’illustre linguista e filologo è stato, e rimane coi suoi lavori, un punto di riferimento, una guida, non solo nello studio della lingua italiana, ma anche nell’approccio all’insegnamento, a cui ha dedicato gran parte della sua vita e che ha sempre vissuto con una forte responsabilità civile e con un generoso rispetto verso tutti gli studenti, non sempre scontato nell’ambito accademico. In tutti i suoi interventi, pubblici e privati, dalle lezioni universitarie alle interviste, ai colloqui, ha mostrato una grande attenzione ai suoi interlocutori, alle loro esigenze, alle loro difficoltà, ai loro interessi. A coloro che hanno aspirato ad essere suoi allievi non ha mai imposto un filone di ricerca. Li ha piuttosto sempre accompagnati, guidati appunto, nelle loro indagini con consigli ben ponderati sul metodo da seguire o sugli studiosi ai quali riferirsi. La dedizione verso il suo lavoro, la sterminata cultura, la cura dei dettagli tanto nella ricerca quanto nella didattica, la sua ironia colta, la capacità di descrivere analiticamente questioni complesse in maniera chiara e meticolosa hanno affascinato generazioni di studenti di Lettere che si sono ritrovati a seguire un suo corso nelle aule della Sapienza e che ammutolivano appena il Professore prendeva il microfono e incominciava a parlare. Serianni è stato sempre disponibile ad ascoltare le loro timide intuizioni e le riflessioni, ogniqualvolta cercassero un dialogo diretto con lui, seguendolo alle macchinette automatiche del secondo piano, dove andava a prendere un tè al limone durante la pausa tra le due ore di lezione, oppure nei suoi ricevimenti, certi che avrebbero in ogni caso ricevuto una risposta preziosa per risolvere i loro dubbi (o al massimo si sarebbero presi uno spiritoso motteggio se proprio si fosse detta una castroneria).
L’ammirazione per il suo profilo scientifico ma anche umano (ricordava almeno un particolare di ogni suo studente, dimostrando di dare importanza a tutti) è stata sempre accompagnata dall’affetto, come testimonia la riformulazione dei versi del Paradiso di Dante scritti dagli studenti sulla lavagna nell’aula dove si tenne l’ultima lezione prima del pensionamento per omaggiarlo e ringraziarlo: «E se il mondo sapesse il valor che ebbe / Insegnando italiano retto e giusto / Assai lo loda e più lo loderebbe»; un riconoscimento quasi quale Virgilio della lingua italiana, che «mostrò ciò che potea la lingua nostra», per continuare a far riferimento alla Commedia.
La grandezza della sua persona ha sempre destato una certa reverenza nei suoi confronti, che a lui, forse, risultava anche eccessiva, in particolare qualora ormai si fosse superata la condizione di studente. Tutti gli allievi ricordano l’onore e l’onere di cui ci si sentiva investiti, di punto in bianco, quando diceva che, da quel momento in poi, si poteva passare dal lei al tu: si rimaneva allo stesso tempo piacevolmente esterrefatti e terrorizzati, perché sembrava di assumersi la responsabilità di avvicinarsi a un così importante studioso, di stabilire così un rapporto amichevole.
Luca Serianni ha riconosciuto pubblicamente, nella lezione di congedo del 14 luglio 2017 e poi in Il sentimento della lingua. Conversazione con Giuseppe Antonelli (2019), come suoi maestri Arrigo Castellani e Ignazio Baldelli: dal primo, di cui era stato il miglior allievo, come ricorda Valeria Della Valle sul Manifesto, ha acquisito la rigorosità dell’osservazione al testo antico; dal secondo l’interesse per la letteratura e la lingua letteraria. Dopo una prima e breve esperienza presso alcuni licei e docenze in vari atenei italiani, nel 1980 assunse la cattedra di professore ordinario alla Sapienza di Roma, mantenendola fino al 2017. La sua produzione scientifica e il suo insegnamento sono stati rivolti alla storia della lingua italiana nel suo complesso, dai fenomeni fonetici, morfologici e sintattici per come si sono evoluti nel tempo (Lezioni di grammatica storica italiana, 1998), alle sue manifestazioni dell’uso attuale, che ha descritto sempre con oggettività (Grammatica Italiana, 1988; Storia della lingua italiana, 1993; Parola, 2016; L’italiano. Parlare, scrivere, digitare, 2019), a quelle settoriali, da un punto di vista sia diacronico sia sincronico (La lingua poetica italiana: grammatica e testi, 2001; Italiani scritti 2003; Un treno di sintomi 2005), nonché al suo insegnamento, a cui ha dedicato grande impegno e soprattutto dai primi anni del 2000 ad oggi (Prima lezione di grammatica, 2006; L’ora di italiano, 2010; Prima lezione di storia della lingua italiana, 2015). Il suo interesse verso la scuola ha avuto modo di esprimersi anche attraverso la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con istituti come l’INVALSI.
Molti sono stati anche i ruoli istituzionali ricoperti: è stato socio dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia Nazionale dei Lincei, per la quale ha coordinato il progetto I Lincei per una nuova didattica nella scuola, e vicepresidente della Società Dante Alighieri. Da ultimo aveva coordinato il gruppo che si è occupato della ideazione e costruzione del Museo Nazionale dell’Italiano (MUNDI) a Firenze, di cui sono state inaugurate le prime sale ai primi di luglio 2022.
La responsabilità civile profondamente sentita e vissuta come studioso lo ha spinto a svolgere la sua attività di ricerca e di didattica oltre il pensionamento, tenendo gratuitamente corsi nella stessa università nella quale ha insegnato per trentasette anni e seminari in tutta Italia. Non bisogna dimenticare poi la sua attività di divulgatore scientifico, che si è espressa anche con interviste, interventi televisivi e serie di puntate in pillole prodotte dalle collaborazioni tra la Società Dante Alighieri e la RAI.
Le citazioni e i rimaneggiamenti dalla Divina Commedia usati sopra per descriverlo non sono casuali. Serianni, lungo tutto il suo percorso, ha avuto sempre un rapporto privilegiato con Dante e le sue opere; e non potrebbe essere, del resto, altrimenti, data l’importanza del Sommo per la lingua italiana. In Lezioni di grammatica storica italiana, per esempio, dopo la definizione e la descrizione dei fenomeni linguistici che hanno caratterizzato l’italiano fin dalle sue origini, si trova una parte dedicata all’analisi e al commento linguistico del canto I dell’Inferno, in cui si esemplificano, allo stesso tempo, sia i fenomeni trattati sia il lavoro del linguista all’opera, nello studio di un testo antico. Il corso della vita ha voluto che il suo ultimo libro fosse proprio su Dante, Parola di Dante, uscito nel 2021, anno che ha celebrato il poeta fiorentino e padre della lingua italiana per il settecentenario della sua morte. Anche in questa sua ultima opera, Serianni mostra di tenere in grande considerazione il suo destinatario, in questo caso lettore: spiega chiaramente come la lingua della Commedia e delle altre opere dantesche sia parte fondamentale (nel senso letterale della parola) del patrimonio linguistico e, quindi, culturale degli italiani; si sofferma sulla plurivocità che la caratterizza, su ciò che è rimasto e ciò che è andato perduto della sua ricchezza nel corso del tempo, riecheggiando i versi e le prose degli antichi letterati, sempre corredati di breve ma puntuale contestualizzazione storica e testuale, ma riferendosi anche agli usi dell’italiano dei più umili e all’italiano contemporaneo. Con questo libro, ha costruito così un ponte tra passato e presente, una visione ampia, storica, come faceva sempre, della lingua dantesca e dell’italiano, non lasciando da parte neppure la riflessione filologica, di cui possono godere e avvalersi tutti, dagli specialisti ai lettori comuni. Limpida divulgazione e serietà scientifica sono due tra le molte qualità che fanno apprezzare questo libro e che hanno caratterizzato Serianni in tutti i suoi lavori, oltre all’arguta ironia, che permette a chi legge di compiacersi della confidenza intellettuale datagli dall’autore. Ha sempre dato fiducia, infatti, al suo interlocutore. Se lo si è considerato e si continua a considerarlo il Maestro, lo si deve anche a questo: la fiducia e l’interesse verso il lavoro dei suoi allievi hanno spinto al costante tentativo di migliorarsi, avendolo sempre come esempio, senz’altro comunque ineguagliabile.
Luca Serianni ci ha lasciato il 21 luglio 2022. Alla notizia del suo incidente e della sua gravità, tutti coloro che lo avevano conosciuto, direttamente o indirettamente, sono rimasti senza parole. Messaggi di sostegno e di cordoglio si sono rincorsi nelle conversazioni private e poi, qualche giorno più tardi, anche in quelle pubbliche: coloro che hanno avuto modo di interagire con lui nella propria vita hanno mostrato un immenso affetto nei confronti di un grande studioso, che pure è rimasto sempre umile. Lo stesso Presidente Mattarella, nonostante la piena crisi di governo, ha voluto omaggiare il linguista, con un comunicato di cordoglio.
Personalmente, il mio incontro con lui è avvenuto durante un corso sulla lingua di Pascoli, nel 2008. Una lezione era stata dedicata alla lettura del componimento Il lauro, nella raccolta Myricae. Ebbi un’intuizione sulla vergine fugace («tu più non c’eri, o vergine fugace:/netto il pedale era tagliato: v’era/quel vecchio odore e quella vecchia pace;/il lauro no») e timorosa chiesi al Prof. Serianni se fosse corretta. Da quel momento è iniziato il nostro dialogo. E proprio riferendomi a quei versi voglio concludere questo ricordo: come quel lauro infatti è stato reciso, ma come il poeta noi continueremo a cercarlo.
Bibliografia
Asor Rosa, Alberto, Pietro Trifone & Luca Serianni (a cura di). 1993. Storia della lingua italiana. Torino: Einaudi.
Serianni, Luca. 1988. Grammatica Italiana. Torino: Utet.
Serianni, Luca. 1993. Lezioni di grammatica storica italiana. Roma: Bulzoni.
Serianni, Luca. 2001. La lingua poetica italiana: grammatica e testi. Roma: Carocci.
Serianni, Luca. 2003. Italiani scritti. Bologna: il Mulino.
Serianni, Luca. 2005. Un treno di sintomi. I medici e le parole: percorsi linguistici nel passato e nel presente. Milano: Garzanti.
Serianni, Luca. 2006. Prima lezione di grammatica. Roma-Bari: Laterza.
Serianni, Luca. 2010. L’ora di italiano. Roma-Bari: Laterza.
Serianni, Luca. 2015. Prima lezione di storia della lingua italiana. Roma-Bari: Laterza.
Serianni, Luca. 2016. Parola. Bologna: il Mulino.
Serianni, Luca. 2019. L’italiano. Parlare, scrivere, digitare. Torino: Treccani.
Serianni, Luca & Antonelli, Giuseppe. 2019. Il sentimento della lingua. Conversazione con Giuseppe Antonelli. Bologna: il Mulino.
Serianni, Luca. 2021. Parola di Dante. Bologna: il Mulino.
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