Valeria Baruzzo
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Esattamente dieci anni fa mi sottoponevo al rito di passaggio all’età adulta per eccellenza: gli esami di maturità. Che poi, di maturità non è che me ne sia arrivata molta, ma questa è un’altra storia. Come tantissimi studenti e studentesse ieri, anche io mi sono avviata a scuola con il Dizionario di Italiano e uno svariato numero di merendine per affrontare la produzione di quello che all’epoca consideravo il testo della vita, un’opera grandiosa che mi avrebbe tenuta attaccata alla sedia per sei ore intere. Oggi, posso solo immaginare la trepidazione degli studenti e delle studentesse all’arrivo delle fatidiche buste e il successivo spaesamento davanti alle consegne. Che tanto, alla fine si sa che si finisce sempre per scegliere la tipologia di testo che inizialmente non si voleva assolutamente fare.
Si potrebbe dire, per ritornare alla metafora del rito di passaggio all’età adulta, che svolgere una delle tracce dell’esame di maturità non è per niente un “gioco da ragazzi”. Infatti, per cimentarsi in un testo della tipologia A (analisi e interpretazione di un testo letterario), o della tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) oppure della tipologia C (riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su un tema di attualità) servono competenze linguistiche estremamente variegate, oltre che conoscenze nozionistiche in senso stretto, un po’ di creatività e magari anche una grafia comprensibile. Infatti, le consegne richiedono una vasta gamma di abilità linguistiche, che vanno dalla comprensione alla produzione, passando per la sintesi e la descrizione. Oltre a questo, agli studenti e alle studentesse viene chiesto di creare un testo coerente e coeso, in cui emergano anche i collegamenti con altri autori o altre nozioni provenienti da ambiti diversi. Le sfide linguistiche non finiscono qui, dato che agli studenti e alle studentesse viene chiesto di saper gestire varie tipologie testuali, ognuna caratterizzata da stili propri e convenzioni precise. La gestione di diverse tipologie testuali riguarda sia la comprensione delle tracce, sia la produzione dell’elaborato. Infatti, da un lato i maturandi e le maturande devono comprendere e, eventualmente, analizzare testi letterari, descrittivi, narrativi, espositivi e argomentativi; dall’altro, come suggeriscono i titoli delle prove stesse, bisogna essere in grado di produrre elaborati di tipo interpretativo, argomentativo o espositivo-argomentativo. Insomma, come accade per molte persone anni dopo aver preso la patente, molti di noi, se dovessero sedersi nuovamente sui banchi e scegliere una delle tracce dell’esame di stato, forse non sarebbero propriamente bocciati, ma una bella faticata non gliela leverebbe nessuno.
La tipologia A è quella che implica, probabilmente, lo sforzo interpretativo maggiore. Per quest’anno, agli studenti e alle studentesse sono state proposte due opzioni particolarmente interessanti: per la poesia, la scelta è ricaduta su Pellegrinaggio di Giuseppe Ungaretti (L’Allegria, 1931); per la prosa, è stato proposto un estratto del romanzo Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello (1925). In entrambi i casi, agli studenti e alle studentesse è stato chiesto di fornire, in primo luogo, una sintesi della poesia o del brano. Successivamente, si passa alla consegna dell’interpretazione dei contenuti del testo. Per la poesia di Ungaretti, studenti e studentesse sono stati chiamati a individuare i casi di similitudini, ossia quelle figure retoriche con cui un concetto viene presentato attraverso il parallelismo con un altro. Oltre a questo, la prova ha previsto anche che gli studenti e le studentesse illustrassero il significato di queste figure retoriche. Lo stesso è accaduto anche per il testo in prosa di Pirandello, in cui però si è chiesto di individuare gli “espedienti espressivi” che l’autore utilizza nel brano e spiegare la funzione che tali espedienti assolvono. In entrambi i testi, oltre all’interpretazione di figure retoriche o espressive, agli studenti e alle studentesse è stato chiesto di “illustrare” e “commentare” alcune parti dei brani.
Per quanto riguarda la tipologia B, ossia l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, per la prima delle tre tracce è stato proposto un estratto di Giuseppe Galasso, Storia d’Europa (Vol. III, Età contemporanea, CDE, Milano, 1998, pp. 441- 442), in cui lo storico tratta la questione della guerra fredda e del pericolo delle armi atomiche. La seconda opzione, invece, consiste in un testo di Maria Agostina Cabiddu (Rivista AIC – Associazione italiana dei costituzionalisti, n° 4/2020 del 13/11/2020, pp. 367, 383 – 384), in cui l’avvocata riflette sul concetto di “bellezza” e il suo rapporto con il senso di “cittadinanza”. La terza, infine, è un testo di Nicoletta Polla-Mattiot (Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione, BCDe, Milano, 2013, pp.16-17) in cui la giornalista riflette sul valore conversazionale del silenzio. In questa tipologia, studenti e studentesse non solo devono leggere, comprendere, interpretare e commentare le tesi proposte dagli autori, prima di procedere con la loro argomentazione personale riguardo alle tematiche sollevate, ma anche interfacciarsi con tecnicismi (ad esempio, ‘pretermesso’, il cui significato è aggiunto in una nota in fondo alla pagina delle tracce) o termini piuttosto complessi come ‘siffatto’ o ‘aduse’. Per questi casi, ci si affida totalmente al dizionario, sperando di non averlo dimenticato a casa. Inoltre, è proprio questa la tipologia in cui è estremamente presente l’enfasi dedicata all’importanza di coerenza e coesione del testo, ossia le caratteristiche che rendono “testo” quello che altrimenti sarebbe solo un insieme di frasi (Andorno, 2003, p. 18).
Infine, la tipologia C consiste nella stesura di un testo che combina la tipologia argomentativa e quella espositiva, stimolando gli studenti e le studentesse a riflettere su tematiche di attualità. La prima traccia di quest’anno è stata tratta dall’autobiografia di Rita Levi-Montalcini, Elogio dell’imperfezione (Baldini + Castoldi Plus, Milano, 2017, pag.18). Nel testo, la scienziata premio Nobel per la Medicina parla dell’imperfezione come valore più consono a rappresentare la natura dell’attività umana, rispetto alla più irraggiungibile perfezione. La seconda traccia, invece, consiste in un estratto di Maurizio Caminito, Profili, selfie e blog, in LiBeR 104 (Ottobre/Dicembre 2014, pp. 39-40), in cui viene proposta una riflessione sul cambiamento della scrittura del diario con l’avvento dell’era digitale. In entrambi i casi, a studenti e studentesse viene lasciata la sola indicazione di riflettere sugli stimoli proposti dai brani e esporre, in maniera critica, le loro opinioni al riguardo.
Come si può notare, nelle tracce di quest’anno la dimensione linguistica è stata, come sempre, presente nella dimensione ‘tecnica’, ossia quella della comprensione dei brani delle tracce e l’esecuzione dell’elaborato richiesto. Tuttavia, oltre a questo, per la maturità 2024 la dimensione linguistica è emersa anche a livello dei contenuti, come si evince dalla proposta B3, in cui l’estratto proposto a studenti e studentesse presenta una riflessione in cui il dialogo non si costruisce tramite parole, bensì su turni di silenzi. Oppure, dalla proposta C2, in cui i giovani maturandi sono chiamati a considerare la dimensione della scrittura come mezzo per “raccontare” e soprattutto “raccontarsi”.
In conclusione, se avessi dovuto rifare la maturità oggi, non so bene che traccia avrei scelto. Mi sarei però sicuramente ricordata di portare il dizionario e molte merendine.
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