Silvia Ballarè
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
“What people thought was chaos turned out to be regular”
William Labov
Il libro di Sali A. Tagliamonte (2016) sulla storia della sociolinguistica variazionista inizia con il virgolettato appena riportato. La scelta dell’autrice di aprire il volume con le parole di William Labov è emblematica dell’importanza che il linguista ha avuto nella nascita e nello sviluppo di questo ramo del sapere. William Labov, infatti, è stato uno dei fondatori, se non il fondatore, della sociolinguistica variazionista.
Labov nasce nel 1927 nel New Jersey, non lontano dalla città di New York, e per diversi anni non ha alcuna intenzione di fare il linguista. Dopo la laurea, passa più di un decennio a occuparsi di chimica industriale, lavorando nel laboratorio di una piccola azienda di famiglia. Questa esperienza, spesso raccontata in interviste e biografie, avrà un certo impatto sul suo approccio allo studio della variazione linguistica a partire da quando, agli inizi degli anni Sessanta, decide di tornare in università. Tra i suoi primi (e notissimi!) lavori, possiamo certamente ricordare gli studi condotti sull’isola di Martha’s Vineyard, in alcuni grandi magazzini di New York City e poi nel quartiere di Harlem.
Riassumere in maniera critica la produzione scientifica di William Labov va ben oltre le modeste ambizioni di questo articolo commemorativo. La varietà degli studi realizzati, la ricchezza e la densità delle pubblicazioni, e l’ampio respiro teorico dei suoi contributi non troverebbero giustizia. Per la medesima ragione, si perdonerà la mancata storicizzazione del pensiero laboviano (in relazione a rami della disciplina più vicini, come la dialettologia, e più distanti, come gli approcci generativi), che sarebbe necessaria per cogliere appieno il suo carattere fortemente innovativo e il suo grande influsso nell’evoluzione della disciplina dalla seconda metà del Novecento ad oggi.
In queste poche righe, si vogliono provare a evidenziare alcuni degli aspetti del lavoro di Labov che, almeno dalla prospettiva di chi scrive, hanno caratterizzato la sua produzione scientifica e hanno influenzato il pensiero, gli interrogativi e le linee di ricerca di sociolinguisti in tutto il mondo.
Fondamentale è l’obiettivo, riassunto nella citazione riportata in esergo, di ordinare la variazione linguistica. Qualunque parlante, per quanto ingenuo, è ben consapevole che la lingua, negli usi concreti, varia. Per questa ragione essa, ad un primo sguardo, può risultare come un oggetto di natura magmatica e informe, in cui i diversi tratti linguistici concreti si presentano in maniera caotica e casuale. Adottando questo approccio, compito del sociolinguista è la ricerca di un ordine, di una struttura, attraverso cui osservare e analizzare la lingua nell’uso. In prima istanza, dunque, assumono rilevanza gli usi concreti.
When I decided to return to the university, I had in mind some research on the English language. From what I learned about the small, new field of linguistics, it seemed to be an exciting one, consisting mostly of young people with strong opinions who spent most of their time arguing with each other. When I found that they were also drawing most of their data out of their heads, I thought that I could do better. I would make good capital of the resources I had gained in industry. I would develop an empirical linguistics, based on what people actually say, and tested by the experimental techniques of the laboratory.
Quando decisi di tornare all’università, avevo in mente una ricerca sulla lingua inglese. Da ciò che avevo appreso sul piccolo e nuovo campo della linguistica, sembrava un posto entusiasmante, composto per lo più da giovani con opinioni forti che passavano la maggior parte del tempo a discutere tra loro. Quando ho scoperto che ricavavano la maggior parte dei dati dalla loro testa, ho pensato che avrei potuto fare di meglio. Avrei fatto buon uso delle risorse che avevo acquisito nell’industria. Avrei sviluppato una linguistica empirica, basata su ciò che le persone dicono realmente e testata con le tecniche sperimentali del laboratorio.
I parlanti e le loro produzioni linguistiche concrete, dunque, giocano un ruolo centrale nel pensiero laboviano. È questo lo spazio in cui osserviamo la variazione e il luogo in cui nasce (e si diffonde) il mutamento.
Questo punto di partenza porta con sé diverse implicazioni. La prima riguarda il fatto che, in quest’ottica, la caratterizzazione sociale dei parlanti e i contesti d’uso hanno rilevanza cruciale: se ci interessa studiare gli usi concreti dei parlanti, non possiamo prescindere dalla dimensione sociale della lingua. A quale strato sociale appartiene il parlante? A quale fascia d’età? In quale luogo vive? In quale contesto è stato prodotto un certo scambio comunicativo?
La centralità del parlante e del contesto fanno sì che assumano rilievo le metodologie impiegate per la raccolta dei dati linguistici (v. ad es. Labov 1984), che mirano a superare, per quanto possibile, il noto paradosso dell’osservatore, secondo cui il linguista ambisce ad ottenere dati spontanei, per quanto la sua stessa presenza (in qualità di raccoglitore) implichi una certa diminuzione del grado di spontaneità dell’interazione.
L’importanza degli usi concreti e l’attenzione metodologica alla raccolta dati costituiscono forse l’aspetto più umano della sociolinguistica variazionista: il parlante, nella sua dimensione sociale e con il suo vissuto e i suoi racconti, è posto al centro della questione. È soltanto nel mondo reale, in luoghi distanti e vicini e interagendo con persone distanti e vicine che è possibile cogliere la variazione. Non solo. L’interesse per lo studio della variazione comporta un approccio scientifico allo studio delle produzioni linguistiche: in questo ambito non trovano cittadinanza valutazioni positive o negative circa le diverse costruzioni linguistiche o le diverse varietà di lingua utilizzate, ad esempio, in contesti trascurati o controllati o da gruppi sociali che godono (o non godono) di prestigio socioeconomico (si consideri, ad esempio, Labov 1970 riguardo all’inglese parlato ad Harlem).
Di grande rilievo, poi, è la scelta di adottare una metodologia di natura quantitativa all’analisi linguistica. I dati, una volta raccolti e perché possano essere ordinati, vanno contati. Si mostrano, in maniera sistematica e rigorosa, i pattern di variazione sociolinguistica attraverso l’impiego di grafici di vario tipo (da curve su piani cartesiani a istogrammi, ad esempio) che permettono di rappresentare visivamente le regolarità riscontrate, in modo da superare l’idea che la variazione sia casuale e non possa essere catturata, ordinata e spiegata.
The variation across individuals, and across time, that seemed so chaotic and so puzzling, was beginning to take on a systematic shape that could be described mathematically.
La variazione tra interindividuale e lungo il tempo, che sembrava così caotica e enigmatica, cominciava ad assumere una forma sistematica che poteva essere descritta matematicamente.
Il considerare fattori di natura non solo linguistica ma anche sociale per discutere la variazione permette di spiegare regolarità e corrispondenze frequenti. Nella variabilità della lingua, inoltre, si coglie il legame tra la variazione sincronica e il mutamento linguistico, che in essa ha origine e che, conseguentemente, va spiegata chiamando in causa fattori sociali oltre che linguistici.
Nel corso dei decenni, la sociolinguistica variazionista si è evoluta ed è mutata ma il pensiero di Labov e alcuni degli aspetti a cui qui si è fatto solo brevemente cenno guidano, ancora oggi, il lavoro di numerosissimi studiosi interessati alla variazione linguistica, che cercano di risolvere interrogativi teorici tenendo assieme una dimensione umana della lingua e della società, con un’analisi tipicamente quantitativa e di matrice strutturalista.
We have a growing number of students who are afraid neither of people nor of mathematical symbols.
Abbiamo un numero crescente di studenti che non sono spaventati né dalle persone né dai simboli matematici.
Fonti:
Labov, William. 1970. The logic of nonstandard English. Williams, Frederick (a cura di), Language and poverty. Academic Press: 153-189.
Labov, William. 1984. Field methods of the project on linguistic change and variation. Baugh, John e Yakov Malkiel (a cura di), Language in use: readings in sociolinguistics. Prentice-Hall: 28-54.
Tagliamonte, Sali A. 2016. Making Waves. The Story of Variationist Sociolinguistic, Wiley.
Tutti i virgolettati sono presi da:
Per approfondire:
Labov, William. 1972. Sociolinguistic patterns. University of Pennsylvania Press.
Labov, William. 1994. Principles of linguistic change, vol. I, Internal factors, Blackwell Publishers.
Labov, William. 2001. Principles of linguistic change, vol. II, Social factors, Blackwell Publishers. Weinreich, Uriel, William Labov e Marvin I. Herzog M. 1968. Empirical foundations for a theory of language change. Lehman, Winfred P. e Yakov Malkiel (a cura di), Directions for historical linguistics. University of Texas Press: 97-195.
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